Una nanoparticella biodegradabile contenente il glutine sembra in grado di “fermare” la celiachia: iniettata ai pazienti, ha permesso loro di mangiare glutine per 2 settimane senza risentirne. È il risultato ottenuto in una sperimentazione clinica di fase II condotta presso la Northwestern Medicine. Attraverso il “nanodispositivo” il paziente impara a riconoscere il glutine come una sostanza innocua e in questo modo evita reazioni autoimmuni.
Benedetta de Mattei ha intervistato la Dott.ssa Ingrid Febbraro – Specialista in malattie dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva e Responsabile della U.O.S.D. di Endoscopia d’Urgenza “Ospedale Sandro Pertini” di Roma – per parlare di celiachia, una patologia che colpisce tantissimi italiani.
Dott.ssa questa “nanoparticella” in via di sperimentazione è davvero in grado di fermare la celiachia?
La notizia, che stiamo leggendo in questi giorni, si riferisce ad uno studio scientifico in corso, presentato a un recente congresso, ma ci stanno ancora lavorando ed è assolutamente ancora da valutare. Ad oggi l’unica cura certa della celiachia consiste nell’eliminare completamente e per tutta la vita il glutine dalla propria dieta.
Cos’è esattamente la celiachia e chi colpisce?
La celiachia è una patologia infiammatoria a carico dell’intestino tenue causata dall’ingestione di glutine, che in Italia colpisce l’1% della popolazione con una prevalenza nelle donne. E’ una patologia che spesso si nasconde, si stima infatti che circa 400.000 persone convivano con la celiachia senza saperlo, rischiando così gravi complicanze. La celiachia é associata ad una predisposizione genetica, che può essere riscontrata attraverso un semplice esame del sangue. Chi non ha questa predisposizione genetica non si ammalerà mai di celiachia, mentre i pazienti che risulteranno positivi a questo esame, anche se non è assolutamente detto che si ammaleranno, andranno monitorati nel tempo.
Quali sono i primi sintomi di questa patologia?
I campanelli d’allarme della celiachia possono essere tantissimi e molto diversi tra loro. La malattia può manifestarsi con tipici sintomi gastrointestinali, come ad esempio diarrea e gonfiore addominale, ma anche con avvisaglie extra-intestinali tra cui: carenze vitaminiche osteoporosi che insorge precocemente in soggetti giovani anemia aftosi ricorrente infertilità o poli-abortività Oggi è più frequente fare una diagnosi di questa malattia poiché, mentre prima non ci si pensava, oggi i medici di base sono molto sensibilizzati a riguardo e sono in grado di sospettarlo precocemente ed inviare il paziente da lo specialista per le ulteriori ricerche. Nei bambini in genere i sintomi sono più tipici e il primo campanello d’allarme può essere un ritardo di crescita.
Quali sono i passi da fare per una corretta diagnosi?
Dopo aver interrogato i parenti su una eventuale predisposizione familiare, il primo passo da fare è un semplice esame del sangue degli anticorpi antitransglutaminasi, che se negativo esclude la malattia. Quando invece l’esame risulta positivo va effettuata la gastroscopia, poiché la diagnosi certa può essere fatta solo attraverso la duodenoscopia, con le biopsie in seconda porzione duodenale, dove è possibile vedere una riduzione dei villi ed un aumento dei linfociti, che permetteranno di fare una diagnosi certa con una classificazione di malattia. Ma prima della gastroscopia è sempre comunque importante fare l’esame degli anticorpi antitransglutaminasi, che risulterà utile anche nel monitoraggio della malattia, poichè con una corretta dieta priva di glutine tenderà a normalizzarsi. E’ importante ricordare che tutti gli accertamenti diagnostici per la celiachia devono necessariamente essere eseguiti in corso di dieta comprendente il glutine.
Come si cura la celiachia?
Ad oggi, la dieta senza glutine è l’unica terapia disponibile per la celiachia e deve essere seguita con rigore per tutta la vita. Bisogna stare molto attenti perché il glutine è contenuto anche in molti farmaci, utili a curare altre patologie. Dico quindi sempre ai miei pazienti di leggere sempre attentamente tutto ciò che mangiano. E’ bene ricordare che se non curata correttamente la celiachia porta ad un aumentato rischio di linfoma.
Benedetta de Mattei